Radiogenesi per creazionisti

Solfato di bario in crescendo ...

Potrebbe sembrare incredibile, ma quaranta anni dopo il celebre colpo di grazia inferto da  Louis Pasteur alla teoria della generazione spontanea nel 1864, accadde un evento che turbò il mondo scientifico, rimettendo tutto in discussione e donando nuova linfa vitale, tanto per usare una locuzione pertinente, alla schiera di creazionisti rimasti orfani dalla prova schiacciante che il celebre biologo riuscì a realizzare con un semplice esperimento riproducibile con estrema facilità.

Creare la vita dalla materia inanimata è sempre stato il sogno recondito di molti scienziati nel corso della storia, e nemmeno i clamorosi fiaschi di coloro che ci provarono individuando nell’elettricità la proverbiale “scintilla”, l’elemento vivificatore della materia in pieno stile shelleyniano, riuscì a scoraggiare i più entusiasti, tanto che la scoperta della radioattività, insieme agli elementi luccicanti manipolati dai coniugi Curie, allora sembrarono i candidati perfetti per quello scopo.

A farne le spese fu proprio il neoarrivato radio, l’effimero elemento che qualche anno più tardi fruttò il premio Nobel ai suoi scopritori. A quei tempi il radio era una vera e propria meraviglia della scienza, da alcuni equiparato ai titoli delle case automobilistiche nelle borse delle speranze scientifiche degli inizi del novecento, sempre in rialzo, manco fosse uno spread impazzito ante litteram. Povero radio! Nel mercato della scienza diventò come il prezzemolo, fu introdotto come elemento miracoloso per la cura di ogni malattia incurabile, con medicamenti, lenti radioattive per rinforzare la vista, improbabili creme per la pelle, supposte, pastiglie, acque minerali terapeutiche e perfino come ingrediente sopraffino nel cioccolato, giusto per non farsi mancare nulla, ma questa è un’altra storia e l’ho già raccontata qualche tempo fa.

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La signora della radioattività

Marie Curie

Ci sarebbe da evocare la casuale affinità etimologica tra la curiosità che uccise l’incauto gatto e lo strano destino che portò sull’altare Maria Salomea Skłodowska detta Manya, a congiungersi con Pierre Curie, ma sarebbe irriverente, oltre che impertinente. Fatto sta che Marie deve la sua storia romanzesca ed esemplare esistenza alla sua caparbietà, intelligenza, determinazione, genialità quasi ossessiva, ma soprattutto alla sua curiosità, una qualità di incommensurabile valore per il progresso scientifico. Suo è il noto aforisma:

Sii meno curioso della gente, e più curioso delle idee.

Ma è soprattutto con questa citazione dal convegno della cultura del 1933 che si esprime tutta la sua umile ma importante essenza:

Uno scienziato nel suo laboratorio non è soltanto un tecnico, è anche un fanciullo posto di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come un racconto di fate. Dobbiamo avere un mezzo per comunicare questo sentimento all’esterno, non dobbiamo lasciar credere che ogni progresso scientifico si riduca a macchine e ingranaggi. L’umanità ha bisogno di persone d’azione, ma ha anche bisogno di sognatori per i quali perseguire disinteressatamente un fine è altrettanto imperioso quanto è per loro impossibile pensare al proprio profitto.

Fiumi di inchiostro e oceani di bit che commemorano una delle donne più straordinarie della storia della scienza, attestano l’autorevolezza della scienziata che è stata scelta come emblema indiscusso dell’anno internazionale della chimica, in occasione del centenario del premio Nobel per la chimica, da lei ricevuto nel 1911 “in riconoscimento dei suoi servizi al progresso della chimica per la scoperta del radio e del polonio, per l’isolamento del radio e lo studio della natura e dei composti di questo elemento straordinario.”

Oggi, anche Google le dedica il suo camaleontico doodle, nella ricorrenza che celebra il 144° anniversario della sua nascita, il 7 novembre del 1867, avvenuta a Varsavia, a quei tempi inglobata nel territorio della Russia. Un omaggio doveroso.

Ora, se pensavate di leggere un’altra minibiografia, come ne esistono a migliaia, dovrete ricredervi. Anzi in verità, per non scontentare nessuno in calce troverete qualche link, in italiano e in inglese. Questa volta vorrei invece proporre la traduzione in italiano del suo primo paper scientifico sulla radioattività e della nota seguente dei coniugi Curie presentata alla comunità scientifica dal fisico veterano Henri Becquerel, sulla nuova sostanza radioattiva contenuta nel minerale pechblenda.

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Chi è il più grande chimico della storia?

Il contest del momento come da titolo, è stato lanciato su Twitter da NatureChemistry un paio di giorni fa, scaturito da una conversazione improvvisata tra alcuni big di Nature, che per primi (quest’anno) si sono posti la fatidica questione: quali sono le principali icone nella storia della fisica e naturalmente della chimica?

Ben presto i quattro [1] si rendono conto che per la fisica (non se la prendano gli estimatori) il problema è di facile e immediata soluzione. Fra i contendenti ne spiccano due, Einstein e Newton, che da soli raccolgono senza indugi la maggior parte delle preferenze, a questo link, con la “modica spesa” di una registrazione gratuita potrete trovarne qualche testimonianza.

Il testo originale del sondaggio recita:

…time for an unscientific & arbitrary Twitter poll – Who is the greatest chemist of all time? #IYC2011

Nel contempo emerge la consapevolezza che per la chimica la faccenda si complica, e parecchio. Bisogna riconoscere che la notorietà tra i chimici è molto più ripartita, certo esistono alcuni nomi più noti di altri, ma per questa disciplina siamo di fronte ad un insolita quanto democratica condivisione della fama. La preferenza in questo frangente diventa quasi sempre principalmente soggettiva, spesso viene pilotata dalle comuni origini territoriali, oppure viene rievocata da reminescenze scolastiche scolpite indelebilmente nelle profondità della memoria, talvolta è la semplice comunanza del settore della ricerca o dello specifico ambito lavorativo che ne decreta un certo favoritismo, quasi partigianistico.

Per gli sprovveduti, i curiosi e tutti quelli a cui il nome di un chimico celebre non sovviene immediatamente, vorrei dedicare questa selezionata rassegna, un elenco (ahimè) fin troppo breve e tutt’altro che esaustivo di chimici memorabili, che conosco meglio o che trovo più significativi e simpatici. [2] Lascio ai miei lettori la gradita facoltà di commentare la propria preferenza, lasciare un contributo aggiuntivo o segnalare involontarie omissioni.

Lo han fatto quelli di Nature, subito seguiti da un noto blog di chimica ispanico, e da chissà quanti altri in futuro. Ebbene, da buon impertinente, potevo io sottrarmi dal rilanciare un così opportuno e interessante sondaggio? In parallelo vorrei anche lanciare un contest nostrano, proprio in onore dell’Anno Internazionale della Chimica (IYC2011, per gli amici) visto dal belpaese, ma soprattutto per inaugurare l’ultimo arrivato tra i carnevali scientifici: il  neonato carnevale della chimica!

Dunque, la seconda importante domanda, in estrema sintesi, è: qual è il più grande chimico italiano  della storia?

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