Esiste un’impellente necessità di trovare nuovi metodi per la potabilizzazione delle acque, più pratici ed economici di quanto disponiamo attualmente. Catastrofi naturali come alluvioni, tsunami, terremoti spesso sono accompagnate dalla diffusione di malattie anche letali, come la gastroenterite, la giardiasi e persino il colera, a causa della mancanza di una fonte immediata da cui attingere acqua potabile. Adesso un team di ricercatori della McGill University ha compiuto un passo fondamentale verso la creazione di un sistema portatile e a buon mercato, basato su un semplice filtro cartaceo rivestito da nanoparticelle di argento pronto per essere utilizzato in casi di emergenza, limitando il rischio di assumere acqua contaminata.
Archivio mensile:febbraio 2011
Freeman Dyson e Steve Connor, epistole impertinenti sui cambiamenti climatici
Il professor Freeman Dyson, classe 1923, è un illustre fisico teorico e matematico statunitense di origine britannica, famoso per i suoi studi sulla teoria quantistica dei campi, sulla fisica dello stato solido, e molto altro ancora. I suoi amici lo descrivono come una persona timida e schiva, con una vena di contrappunto che i suoi amici trovano rinfrescante, ma che i suoi oppositori subiscono con esasperazione. Il suo amico, il neurologo e scrittore Oliver Sacks, ha detto che “la parola preferita da Freeman sul fare scienza ed essere creativi, è il termine ‘sovversivo‘. Egli non pensa solo che sia piuttosto importante non cadere nell’ortodossia, ma bisogna anche essere sovversivi, ed è proprio ciò che ha fatto per tutta la vita”. [1]
Su Steve Connor, ahimè, non sono riuscito a trovare molte informazioni, è attualmente science editor del noto tabloid britannico The Independent e qui potete trovare una panoramica del suo operato. Ben Goldacre, editorialista della rubrica scientifica Bad Science, ospitata dal quotidiano The Guardian, scrive di lui sul suo blog, definendolo un uomo “arrabbiato” e associandolo addirittura agli omeopati quando si tratta di rabbia. Riconosco che questa presentazione possa risultare palesemente sbilanciata, tuttavia trovo più interessante riflettere sui contenuti dello scambio di e-mail in cui Steve Connor chiede allo scienziato ribelle perché egli sia uno dei pochi veri intellettuali ad essere così sprezzante sul diffuso consenso per il riscaldamento globale e la sua origine antropica.
Quanto segue è la traduzione, un po’ frettolosa in verità, dell’interessante botta e risposta tra i due, incentrata sullo scetticismo di Dyson nei confronti del Global Warming. [2]
Prossimamente la settimana delle nanotecnologie
Ricevo e pubblico volentieri il comunicato relativo all’evento NANOWEEK Toscana, da inquadrarsi nell’ambito dell’Anno Internazionale della Chimica, e organizzato da ASEV, Egocreanet/LRE del Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze. In programma vi sono tre conferenze-dibattito di 2 ore ciascuna e l’evento sarà gestito dal gruppo di esperti sulle nanotecnologie, coordinati per il primo ciclo di conferenze ad Empoli da Paolo Manzelli.
Libero accesso alla ricerca, una ghiotta opportunità da Wiley
Quante volte vi è capitato di ricevere un regalo del tutto inatteso e al tempo stesso davvero interessante, come una chiave magica che solo per i vostri occhi, garantisce l’accesso ad uno scrigno ricolmo di preziosi documenti?
Wiley, anzi John Wiley & Sons, Inc. è una storica casa editrice statunitense molto nota, specializzata in testi di riferimento e pubblicazioni scientifiche di alto livello, suoi ad esempio sono i titoli diffusi anche in Italia sul tema “Something” … For Dummies. Nata nel 1807 a New York, quando Charles Wiley aprì un una tipografia in Manhattan per pubblicare testi di legge e nei primi anni pubblicò lavori di letteratura. Adottò il nome attuale nel 1875 e aggiunse alcuni testi scientifici e tecnici al suo catalogo, fino a occupare oggi più di 3500 impiegati in tutto il mondo, e ricavare un fatturato di oltre un miliardo di dollari (nel 2007). In occasione dell’Anno Internazionale della Chimica, e per promuovere la cultura in chimica, sono stati rilasciati in open access numerosi titoli, per un periodo limitato, e sono state rese disponibili per un trial gratuito alcune tra le opere di riferimento sulla chimica più prestigiose del settore. Ecco una breve rassegna dei doni di Wiley, mi auguro che approfitterete come ho avidamente fatto anch’io!
Come misurare la velocità della luce e quella del … buio!
E’ molto facile, disponendo degli strumenti adatti, misurare le numerose caratteristiche fisiche associate alla luce e alla sua interazione con i materiali, intensità, tonalità, saturazione, coordinate tricromatiche, temperatura di colore, riflessione, rifrazione, lunghezza d’onda e frequenza sono solo alcuni esempi delle principali proprietà che si stimano con apparecchiature specialistiche, spesso sofisticate e molto costose.
Questi parametri sono ampiamente utilizzati da chimici, astronomi, grafici, carrozzieri e formulatori di vernici, dai tecnici video e dai fotografi, e da tutti coloro che operano nei settori in cui la fotometria e la colorimetria giocano un ruolo rilevante.
Misurare la velocità della luce invece, nonostante gli ordini di grandezza che la contraddistinguono, potrebbe rivelarsi un gioco da ragazzi. E’ sufficiente munirsi di un comune forno a microonde e di un righello! Almeno questo è ciò che si trova con una ricerca superficiale, ma la questione è un po’ più complessa di così…
Te la do io l’acqua minerale!
L’acqua minerale in bottiglia è un ode al consumismo più irrazionale che si possa concepire, gli italiani anche in questo non sono secondi a nessuno, con i loro bei 200 litrozzi e passa di varie effervescenze. Non si bada a spese, esistono acque minerali che superano perfino la soglia psicologica di un euro a bottiglia, forse tra gli oligoelementi contenuti vi sarà qualche traccia di metalli nobili, magari una pagliuzza d’oro ogni mille bottiglie? Chissà.
Eppure le vendite lievitano senza conoscere crisi, il polietilene tereftalato si accumula mescolandosi con altre plastiche che vanificano il riciclo e l’acqua in bottiglia continua a percorrere centinaia di chilometri fuori dagli acquedotti perché viaggia allegramente su gomma, senza contare che per la produzione di ciascun contenitore trasparente occorrono ben 100 ml di petrolio e 600 ml di acqua!
Insomma in questa fiera del paradosso bagnato non manca proprio nulla, nemmeno che con questo comportamento ogni italiano in media produce ben 23 kg di CO2 all’anno, i quali non sono affatto compensati dal biossido di carbonio usato per rendere l’acqua innaturalmente frizzante!
Burp a parte, bastano due conti per accorgersi che investire in un gasatore da circa 80€ potrebbe rivelarsi una strategia vincente, se proprio non ci si accontenta della semplice acqua di rubinetto. Tuttavia lo scoglio da superare è tutt’altro che semplice, la giuria è di quelle più terribili: il nostro gusto personale e la nostra imperscrutabile psiche, i fondamenti dell’organolettica! Già, perché, checché se ne dica, l’acqua che sgorga dalle fonti casalinghe, sebbene ipercontrollata, è ben lungi dal possedere un gusto competitivo, e tutte le alternative diventano presto dei meri surrogati per le acque imbottigliate che si acquistano al supermercato.
La differenza si percepisce soprattutto tra i palati più sensibili, anche a causa del diverso contenuto di sali minerali, spesso le nostre potabili sono ricche di calcio e magnesio, e le loro concentrazioni, insieme a un certo retrogusto cloroso, riescono a scoraggiare anche il meno sensibile degli assaggiatori.
Per questo, molti chimici si sono chiesti se è possibile riprodurre esattamente il sapore delle acque naturali aggiungendo un sapiente cocktail di sali, eventualmente concludendo l’opera con un’opportuna gasatura, una vera e propria acqua minerale fai-da-te, insomma. Con un po’ di googling, si trovano facilmente alcune ricette, dalle più semplici che suggeriscono l’innocua aggiunta di qualche granello di bicarbonato di sodio, a quelle più elaborate che si “cucinano” con solfato di magnesio, cloruro di calcio e bicarbonato di potassio, ve ne è perfino una che prevede la produzione di bicarbonato di magnesio, ottenuto neutralizzando l’idrossido di magnesio con acido carbonico.
Qualcuno però è andato ben oltre, ecco il calcolatore stechiometrico per clonare qualsiasi acqua minerale! Incuriositi?
La sostanza tra chimica e filosofia, una sintesi impertinente
Molti dei concetti analizzati dalla filosofia affondano le loro origini nel linguaggio ordinario. Percezione, conoscenza, causalità e mente sono solo alcuni esempi, ma il concetto di sostanza essenzialmente è un termine che la filosofia associa all’arte. Il suo utilizzo nel linguaggio ordinario tende a provenire, spesso anche in maniera distorta, dal senso filosofico. Espressioni come una “persona di sostanza” o una “ragione sostanziale”, vanno intese in tal senso, mentre “sostanza illegale” ad esempio è più affine ad un uso strettamente filosofico, anche se non è il più importante.
Qui entra in gioco il concetto più ordinario di “oggetto” o “cosa”, quando è possibile contraddistinguerlo da eventi o proprietà associabili. Tuttavia, al di fuori del ristretto ambito filosofico, il termine “sostanza” non viene quasi mai impiegato, se non per indicazioni di tipo generale e imprecisato, favorendo sinonimi più precisi o specialistici. Si potrebbe dire che esistono due modi molto diversi per caratterizzare il concetto filosofico di sostanza. Il primo, più generico, identifica “sostanza” con una corrispondenza al greco ousia, che significa ‘essenza’, poi trasmessa attraverso il latino substantia e traducibile con “ciò che sta sotto”. Pertanto, nel senso comune le sostanze in un dato sistema filosofico sono quelle cose che, secondo tale sistema, rappresentano i fondamenti o le entità fondamentali della realtà.
Ed è così che per un atomista, come potevano esserlo Democrito o Leucippo, nelle rispettive essenziali sfumature, le sostanze sono nient’altro che atomi, elementi basilari di cui ogni cosa è composta, mentre nel sistema critico di David Hume, un eminente filosofo del ‘700, la sostanza era solo una “collezione di qualità particolari” ovvero un insieme di stimoli e di sensazioni empiriche provenienti dall’esterno cementate dal nostro intelletto fino a creare un’idea di ciò che stiamo analizzando, creandoci l’impressione che ciò esista anche nel momento in cui noi non lo percepiamo, idee e impressioni quindi per spiegare la materia.