La signora della radioattività

Marie Curie

Ci sarebbe da evocare la casuale affinità etimologica tra la curiosità che uccise l’incauto gatto e lo strano destino che portò sull’altare Maria Salomea Skłodowska detta Manya, a congiungersi con Pierre Curie, ma sarebbe irriverente, oltre che impertinente. Fatto sta che Marie deve la sua storia romanzesca ed esemplare esistenza alla sua caparbietà, intelligenza, determinazione, genialità quasi ossessiva, ma soprattutto alla sua curiosità, una qualità di incommensurabile valore per il progresso scientifico. Suo è il noto aforisma:

Sii meno curioso della gente, e più curioso delle idee.

Ma è soprattutto con questa citazione dal convegno della cultura del 1933 che si esprime tutta la sua umile ma importante essenza:

Uno scienziato nel suo laboratorio non è soltanto un tecnico, è anche un fanciullo posto di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come un racconto di fate. Dobbiamo avere un mezzo per comunicare questo sentimento all’esterno, non dobbiamo lasciar credere che ogni progresso scientifico si riduca a macchine e ingranaggi. L’umanità ha bisogno di persone d’azione, ma ha anche bisogno di sognatori per i quali perseguire disinteressatamente un fine è altrettanto imperioso quanto è per loro impossibile pensare al proprio profitto.

Fiumi di inchiostro e oceani di bit che commemorano una delle donne più straordinarie della storia della scienza, attestano l’autorevolezza della scienziata che è stata scelta come emblema indiscusso dell’anno internazionale della chimica, in occasione del centenario del premio Nobel per la chimica, da lei ricevuto nel 1911 “in riconoscimento dei suoi servizi al progresso della chimica per la scoperta del radio e del polonio, per l’isolamento del radio e lo studio della natura e dei composti di questo elemento straordinario.”

Oggi, anche Google le dedica il suo camaleontico doodle, nella ricorrenza che celebra il 144° anniversario della sua nascita, il 7 novembre del 1867, avvenuta a Varsavia, a quei tempi inglobata nel territorio della Russia. Un omaggio doveroso.

Ora, se pensavate di leggere un’altra minibiografia, come ne esistono a migliaia, dovrete ricredervi. Anzi in verità, per non scontentare nessuno in calce troverete qualche link, in italiano e in inglese. Questa volta vorrei invece proporre la traduzione in italiano del suo primo paper scientifico sulla radioattività e della nota seguente dei coniugi Curie presentata alla comunità scientifica dal fisico veterano Henri Becquerel, sulla nuova sostanza radioattiva contenuta nel minerale pechblenda.

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La preparazione dello ioduro di potassio

Microcristalli di ioduro di potassio in formazione. (copyleft by Gifh)

Sembrerebbe che uno degli effetti secondari della crisi nucleare giapponese a livello mondiale sia quello di aver catalizzato l’attenzione sull’unico composto chimico in grado di contrastare uno dei principali rischi dell’inquinamento radioattivo: lo ioduro di potassio. Una tendenza che rilevo anche dalle numerose ricerche dei navigatori che approdano in questo blog, le quali decretano “Pillole gratis contro le radiazioni” come uno dei miei articoli più letti di queste ultime settimane.

Immagino che questa “fame” di informazione del proto-paziente preoccupato si sfoghi soprattutto presso le farmacie di fiducia e attraverso i medici di famiglia, tuttavia non mancano gli appelli accorati per evitare irrazionali ricorsi a questo preparato galenico, di cui l’unica certezza sono i suoi effetti collaterali, i quali sebbene relativamente rari, si verificano nello 0,2% dei casi e sono alquanto rilevanti: parotite, lesioni cutanee emorragiche, rialzo termico e artralgie, edema di Quinckedispneaipertiroidismo e gozzo a seguito del bloccaggio dell’ormonosintesi. Lo ioduro di potassio inoltre è un possibile agente teratogeno ed è assolutamente controindicato per donne in gravidanza e neonati, che dovranno essere evacuati prioritariamente dalla zona contaminata. Interessante anche l’informativa proposta dall’Utifar, l’unione tecnica italiana farmacisti, che scioglie alcuni nodi salienti.

Qualcuno però potrebbe anche decidere di avventurarsi nella preparazione dello ioduro di potassio, anche se non saprebbe da dove iniziare. Ecco tre “ricette” non troppo complicate e esposte in maniera pratica, ma da svolgere con tutte le precauzioni del caso, guanti, occhiali, opportuni dispositivi di protezione individuale, e soprattutto un minimo di dimestichezza con le schede di sicurezza di tutti i reagenti utilizzati e le normali pratiche di laboratorio. Importante: in un laboratorio chimico è imperativo non sottovalutare mai ogni possibile rischio in cui possiamo incorrere.  Queste sintesi potrebbero essere ideali in un laboratorio scolastico, eventualmente cercando di stimare le relative rese, o i differenti impatti ambientali di ciascun metodo.

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La sindrome di Fukushima

La centrale di Fukushima. (Imagecredit: GreenPacks

Il terremoto di Sendai di ieri 11 marzo (東北地方太平洋沖地震, Tōhoku Chihō Taiheiyō-oki Jishin, letteralmente “Terremoto in alto mare della regione di Tōhoku e dell’Oceano Pacifico”) è stato un evento sismico di magnitudo 8,9 con epicentro in mare e con successivo tsunami. Si è generato a largo della costa della regione di Tōhoku, nel Giappone settentrionale, alle ore 14:45:23 locali (05:46 UTC, 06:46 in Italia), alla profondità di 24,4 km. Attualmente è il più potente sisma mai registrato in Giappone, il quinto sisma più forte registrato con i moderni sismografi, e l’ottavo di sempre.

La centrale nucleare di Fukushima n. 1, chiamata anche Fukushima Dai-ichi, è un impianto situato nella città di Okuma appartenente al  distretto di Futaba della prefettura di Fukushima. Con sei unità separate posizionate all’interno del sito con una potenza combinata di 4,7 GW, Fukushima I è uno dei 25 maggiori impianti di tutto il mondo, ed è stato il primo ad essere costruito e condotto dalla TEPCO (The Tokyo Electric Power Company).  Oggi tutto il mondo ha gli occhi puntati sulle cronache di questo reattore impazzito.

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Nucleare? Un futuro da precario!

Le ultime notizie sull’energia che circolano in rete a volte sconfinano nel paradossale. Certo, quando si tratta di propinare dati improbabili oppure complicate dimostrazioni matematiche sulle millemila velleità del comparto nucleare, è facilissimo costruirsi delle ottime figure. Il problema è che qualcuno potrebbe crederci davvero, e allora non è proprio colpa sua se poi si propaganda di 10-12.000 fantasiosi posti di lavoro, quando negli Stati Uniti l’industria nucleare occupa, indotto compreso, meno di 500 persone per reattore. Cari aspiranti ingegneri nucleari e volenterosi operatori che auspicate di procurarvi qualche vantaggio dalle promesse del carrozzone nucleare che si vorrebbe impiantare sul nostro Bel Paese, non illudetevi, per voi non ci sarà posto!

Già, perché è uso comune impiegare operai che parlano lingue diverse, forse per preservare il segreto industriale, chissà. Ad Olkiluoto, in Finlandia, circa il 30% della forza lavoro è di origine polacca e questo, naturalmente, ha creato grossi problemi di comunicazione, rallentando enormemente i lavori.

La crisi del nucleare non conosce tregue, e i baluardi designati a rappresentare questa tendenza sono proprio gli ultimi nati della cosiddetta terza generazione, il CANDU, l’EPR e l’AP1000, tanto per citare quelli che hanno preso più piede. Proseguite a vostro rischio e pericolo, e naturalmente con un pizzico di capsaicina!

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Stewart Brand: eco-pragmatismo o eco-opportunismo?

Stewart Brand. Imagecredit: Wikimedia Commons

Mister Stewart Brand è uno scrittore statunitense che verso la fine degli anni ’60 ebbe l’idea meravigliosa di catalogare i migliori attrezzi e libri che si potevano trovare al mondo in quel periodo, corredando il tutto con immagini, analisi ed utilizzi, prezzi e fornitori, producendo così una delle prime guide commerciali più complete allora disponibili, The Whole Earth Catalog, il quale è stato addirittura definito come il progenitore del World Wide Web da Steve Jobs, tanto fu il successo riscosso dalla sue reiterata pubblicazione. Il suo lavoro fu utile per rendere gli utenti consapevoli delle nuove tecnologie, dell’esistenza di uno sviluppo sostenibile, creando così in loro la fiducia necessaria per migliorare l’economia tramite le loro risorse.

L’influenza del Whole Earth Catalog sul movimento culturale del ritorno alla terra proprio degli anni ’70 ed i movimenti comunitari propri di molte città fu vasto e sentito negli Stati Uniti, in Canada ed oltre. Un’edizione del 1972 fu venduta in 1.5 milioni di copie e vinse negli Stati Uniti il National Book Award. Proprio grazie al catalogo, molte persone conobbero le energie alternative (solare, eolica, idrica su piccola scala, geotermica), prendendo coscienza dell’incredibile opportunità che potevano offrire.

Seguono numerosi aneddoti e varie vicende, nonché il clamoroso voltafaccia di questi ultimi tempi. Infatti andando contro ogni bene predicato in passato, il suo manifesto pragmatista rinnega ogni cosa, forte della popolarità acquisita negli anni è diventato un perfetto uomo-simbolo paralobbista che propaganda eresie supportate solo da un contorno di aria fritta, una pratica che anche in Italia trova terreno fertile con i suoi attuali paladini del nucleare come Umberto Veronesi o Margherita Hack.

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Come costruire un reattore nucleare in giardino

Chi non vorrebbe una centrale in giardino? Imagecredit: howstuffworks

Costruire una centrale in cortile, nel giardino, meglio se vicino a un laghetto, o addirittura in cantina? Niente di più facile, inoltre finalmente potrete considerarvi dei veri e propri ambientalisti, doc, dop oppure cog, decidetelo voi, perché, direte, state facendo del bene al pianeta.

In questo modo, oltre all’efficace contenimento dell’effetto serra, del global warming e del phishing nelle e-mail, contribuirete in sicurezza ad eliminare quell’impegnativa e antipatica dipendenza dell’Italia dai combustibili fossili, nonché dallo scellerato acquisto di elettricità nucleare dai paesi nostri vicini, che non fanno altro che approfittarsi di questa nostra deficiente arretratezza, tutta ideologica e in controtendenza con il rinverdito rinascimento nucleare mondiale, rifilandoci così i loro eccessi, altrimenti chiamati sprechi energetici.

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Disinformazione nucleare: i controversi effetti sulla salute degli impianti

Obiettivi delle radiazioni ionizzanti sul corpo umano

Sempre più spesso si sente affermare che le centrali nucleari non hanno nessun impatto sulla salute degli sfortunati residenti che abitano entro un certo perimetro dagli impianti. Studi come il tedesco KiKK vengono presi di mira dagli empatici del nucleare, e demoliti impietosamente andando a disseppellire il fatidico pelo nell’uovo.

Una pratica che sicuramente giova al nuovo rinascimento nucleare che imperversa, ma non tiene alcun conto del principio di precauzione, quella politica di condotta cautelativa per quanto riguarda le decisioni inerenti la gestione delle questioni scientificamente controverse. Questo è quanto afferma il Dr. Giovanni Ghirga, del Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute, che sostiene:

Il dibattito sull’aumento del rischio di cancro per coloro che vivono vicino ad una centrale nucleare, in particolare i bambini, rimane largamente aperto a prescindere o meno dal poter dimostrare un nesso causale diretto tra le emissioni radioattive e l’insorgenza della malattia stessa.

In un commentario di Ian Fairlie, sugli studi finora pubblicati in tema di correlazione tra il cancro infantile e la distanza dalle centrali nucleari, si esaminano i risultati e si discute sugli studi epidemiologici passati e recenti relativi all’insorgenza di leucemie in prossimità degli impianti nucleari in tutto il mondo, delineando un possibile meccanismo biologico che giustifica l’aumento dei casi di cancro.

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Lo strano caso dei brillamenti solari e della radioattività scomparsa

Espulsione di massa coronale. Imagecredit: Wikimedia Commons

Sembra proprio che i libri di fisica necessitino di una piccola revisione. Almeno questo è quanto emerge dopo che un gruppo di ricercatori scopre un’inaspettata influenza dei brillamenti solari nel decadimento radioattivo di alcuni campioni conservati in laboratorio.

Questo è ciò che affermano gli scienziati delle Università di Stanford e Purdue, ma la loro spiegazione apre le porte ad un altro insolito mistero.

L’emivita di un isotopo radioattivo, ovvero il tempo occorrente affinché la metà degli atomi di un campione puro dell’isotopo decadano in un altro elemento, è una costante nota per essere poco o nulla influenzata da effetti ambientali, a meno di piccoli errori tipicamente dovuti a questioni di sensibilità strumentale.

150 milioni di chilometri, la distanza media che ci separa dal sole, adottata convenzionalmente dagli astronomi  come unità astronomica, anche se non ancora inserita tra le unità ufficiali di misura del sistema internazionale (SI), potrebbero non essere sufficienti ad impedire una variazione nei tempi di decadimento dei radionuclidi instabili.

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Pillole gratis contro le radiazioni

Un flacone di Pro-KI, contro gli incidenti nucleari.

Giovedì 12 agosto verrà distribuita gratuitamente una scorta di pastiglie per tutti i residenti delle aree circostanti gli impianti nucleari del territorio.

Le pillole, il cui principio attivo è a base di ioduro di potassio, rappresentano l’unico antidoto nei casi di emergenza ambientale causata da un incidente (o un attentato) di una centrale nucleare e negli USA è prassi rifornire la popolazione che abita nelle vicinanze con alcune dosi di questo “farmaco” nel tentativo di placare i timori per un eventuale perdita radioattiva.

La distribuzione, come informano i quotidiani locali della contea di York in Pennsylvania, è riservata alle persone che vivono entro un raggio di 10 miglia (circa 15 km) da un impianto nucleare, e in un’area di quasi 120.000 km² (meno della metà della superficie italiana) se ne trovano ben 5: Peach Bottom Power Station nella contea di York; Beaver Valley Power Station nella contea di Beaver; Limerick Generating Station, nella contea di Montgomery; Susquehanna Steam Electric Station, nella contea di Luzerne e Three Mile Island Nuclear Generating Station, nella contea di Dauphin.

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Nuclear warning: bollettino radioattivo

Imegecredit: Wikimedia Commons

La mia indignazione riguardo al rinascimento nucleare non riesce ad affievolirsi, anzi di recente sono sempre più allarmanti le notizie che giungono dal fronte, e non riesco proprio a comprendere come si possa ignorare  eventi così preoccupanti e la stampa italiana, come al solito latita.

Inutile ricordare che con le rinnovabili non sussiste alcun pericolo per la popolazione che abita nei dintorni di una centrale, la radioattività è un insidia invisibile che colpisce nonostante l’ideologia politica che la supporta, come una livella che non guarda in faccia a nessuno e si fa beffe della casta di appartenenza, ricchi o poveri, belli o brutti, son colpiti tutti.

Ma vediamo che cosa i media in Italia non fanno passare, la nostra personale omertà di stampa di queste ultime settimane:

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Costo dell’energia: il sorpasso del fotovoltaico ai danni del nucleare

Il prezzo dell'energia: pareggio tra solare e nucleare nel 2010. Imagecredit: Facing South

L’energia solare negli Stati Uniti costa meno di quella nucleare. Questa scioccante verità, sicuramente destinata a far discutere, è quanto emerge dal rapporto di John Blackburn, Professore Emerito presso la Duke University ed ex presidente del dipartimento di economia dell’università, rilasciato pochi giorni fa dal N.C. Waste Awareness and Reduction Network. Mentre il prezzo dei sistemi fotovoltaici è in calo da decenni, il costo delle nuove centrali nucleari ha subito una notevole escursione – e il punto di pareggio è stato raggiunto almeno in North Carolina, dove l’energia solare è ora meno  costosa rispetto al nucleare.

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Fusione fredda: un tema sempre scottante! (con video)

Arno Penzias, il Premio Nobel scopritore della radiazione cosmica di fondo, a proposito del Big Bang e dell’evoluzionismo ha rilasciato un emblematico aforisma:

«Siamo la prova delle contraddizioni della vita: sappiamo molto più di quanto riusciamo a provare»

Chi può negare quanto questa espressione si applichi ad un gran numero di controversie scientifiche, caldamente dibattute anche oggi?

La fusione fredda non fa eccezione, e sebbene ancora adesso sia relegata ufficialmente al rango di “pseudoscienza”, gli studi in questo campo sono sempre più numerosi e irruenti, e tuttavia il consenso del mainstream scientifico è ancora lontano dall’essere raggiunto.

Una "traccia tripla" in un rilevatore plastico per le radiazioni (CR-39). La prova dell'emissione di neutroni dal "palladium deuteride", che suggerisce una reazione tra deuterio e trizio?

In effetti lo stesso termine è quasi un ossimoro che mitizza anche troppo questo fenomeno, pertanto nel tempo, il termine fusione nucleare fredda viene via via abbandonato dagli addetti ai lavori, a causa dello scetticismo preconcetto che accompagnava il fallimento delle riproduzioni dell’esperimento originale di Martin FleischmannStanley Pons dell’Università di Salt Lake City – Utah, abbracciando gli acronimi L.E.N.R. (Low Energy Nuclear Reactions – Reazioni Nucleari a Bassa Energia) e C.A.N.R. (Chemically Assisted Nuclear Reactions – Reazioni Nucleari Assistite Chimicamente), e recentemente associata a C.M.N.S. (Condensed Matter Nuclear Science – Scienza Nucleare della Materia Condensata), al fine di sganciarsi  sempre più dall’aura di connotazioni negative evocata da FF (o Cold Fusion) e forse per vincere quella inseparabile diffidenza dovuta a un dogmatico eccesso di fiducia in un metodo scientifico troppo canonico.

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Bei tempi, quando la radioattività era solo un gioco!

Correvano i gloriosi anni ’50, e molti ragazzini sognavano di diventare un bel giorno, affermati scienziati atomici in stretta concorrenza con gli aspiranti astronauti, altra nuova moda dei teen-ager americani. A quei tempi si poteva addirittura giocare con l’atomo, questa strabiliante scatola conteneva ben quattro campioni di minerali di uranio,  e permetteva l’esecuzione di 150 eccitanti esperimenti, ma ecco l’elenco completo dei componenti:

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Non può piovere petrolio!

Siamo tutti in sdegnata apprensione per l’immane disastro ambientale che nei giorni scorsi ha devastato il golfo del Messico, e che la BP sta cercando di contenere, con discutibili risultati, purtroppo.

Fra le migliaia di proposte che in queste settimane sono state inoltrate, nella speranza che i vertici dell’azienda rimangano colpiti da qualche brillante intuizione (anche se io li vedrei bene colpiti da qualcos’altro), spicca sicuramente quella di qualche sedicente esperto che suggerisce di far scoppiare una bella bombetta atomica per sigillare definitivamente la copiosa e impietosa perdita di petrolio.

Come dire: mi hanno avvelenato il gatto, mi passi la stricnina per favore?

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La favola del nucleare sicuro

Il ciclo radioattivo per l'uomo (image credit: Wikimedia Commons)

Questo articolo è dedicato a tutti i nuclearisti convinti della sicurezza delle nuove tecnologie nucleari, forse sarà per questo che invocano la clausola del NIMBY palleggiandosi l’imminente patata radioattiva, e intanto propagandano con assoluta certezza che non accadrà mai nulla di grave sul nostro bel paese. Sicuro.

Beati loro, come diceva Bertolt Brecht, “Di tutte le cose sicure la più certa è il dubbio”, sul quale ci tesse anche una lode illuminante!!

Ecco una rassegna dei recenti incidenti a impianti nucleari, almeno quelli sfuggiti all’azione di occultamento dalla rete, che allarmano l’opinione pubblica, ma che non suscitano mai (chissà perché?) un adeguato riscontro nelle notizie dei quotidiani.

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Quello stronzio radioattivo che contamina i pesci…

Stronzianite fluorescente con calcite. (Image credit: Wikimedia Commons)

Lo stronzio è un elemento chimico appartenente al gruppo dei metalli alcalino-terrosi, lo stesso in cui è presente il calcio, e per questo motivo condivide molte delle molteplici proprietà chimico-fisiche strettamente correlate alle funzioni della biochimica della vita.

Negli impianti nucleari, un isotopo dello stronzio, 90Sr, avente una emivita di 29 anni, viene allegramente  prodotto dalle reazioni di fissione nucleare. E’ presente in quantità nel combustibile nucleare una volta esaurito, pertanto è un componente importante delle scorie nucleari,  dal 5,8 al 6,8% della quantità di uranio iniziale, a seconda dell’isotopo considerato (rispettivamente 233 e 235).

Lo stronzio radioattivo è pericoloso per la salute perché tende a sostituirsi al calcio delle ossa e quindi a permanervi per lungo tempo, provocando tramite la sua radioattività l’insorgere di forme tumorali (cancro alle ossa, al midollo osseo e varie leucemie). Una verità incontrovertibile.

Sempre più spesso vengono riscontrate anomale, e per qualcuno “inspiegabili”, presenze di questo isotopo nei pesci che, guardacaso, si trovavano a passare nei pressi di una centrale nucleare, come ad es. nel Vermont, un impianto che in questo momento è nell’occhio del ciclone per una grave perdita di trizio, di cui però non si parla molto, il reattore lo chiamano Yankee, forse per esorcizzarne i timori con un appellativo confidenziale …

Accattatevillo! (Courtesy credit: Tom Ferguson)

Bene, l’allarme è stato liquidato come infondato, lo stronzio 90 si è diffuso nella crosta terrestre a causa del disastro di Chernobyl e di test nucleari sparsi nel tempo in tutto il mondo, e che hanno rilasciato nell’ambiente grandi quantità di questo isotopo a causa delle polveri che ricadono sulla superficie dopo l’esplosione. E’ anche notorio che la fauna ittica è un ottimo bioaccumulatore di veleni vari, come ad esempio per il mercurio. Tutto calza a pennello, peccato che l’incidenza dei casi di leucemia è in costante aumento in maniera direttamente proporzionale alla distanza dai temuti impianti. E molti americani cominciano a preoccuparsi seriamente.

In un mondo dove la notizia più letta del giorno riguarda i mondiali di calcio (o dovrei dire i mondiali di stronzio per impertinente analogia?), dove l’OMS viene accusata per la promozione di un  inutile ma proficuo vaccino, dove la BP paga per rimuovere parole scomode dalle ricerche su google, nel vano tentativo di nascondersi con un dito dalle ire dell’opinione pubblica, in un mondo dove si viene a sapere di un incidente nucleare non prima di qualche mese dopo che è avvenuto (vedi Tricastin, qua vicino a noi), in cui i disastri vengono annunciati il più tardi possibile o peggio insabbiati per non provocare inutili insurrezioni, siamo proprio così sicuri della sicurezza della scelta nucleare?

Io proprio per niente.

Per rimanere aggiornati:  schema-root.org

Il nucleare non è la risposta al Global Warming!

Oggi ho una sola certezza: il dibattito sul Global Warming è strettamente correlato con la stagionalità. Quando la tarda primavera e l’imminente estate iniziano a diffondere i primi caldi, il timido mormorio dei mesi freddi diventa improvvisamente un martello pneumatico da 100 decibel, ingloriosamente amplificato dalle vampate di calore, come una cassa di risonanza globale.

Per il resto, nel mio modesto scetticismo, cerco di barcamenarmi come meglio posso nell’oceano di informazioni che un non addetto ai lavori può trovare in rete, per cercare di dare una risposta ai miei dubbi, spesso invano. Sarà che ormai la diffidenza è sovrana, a mo’ di anticorpo contro la pandemia di bufale e disinformazione che affligge gli argomenti più controversi, ma orientarsi in questo frangente non è affatto facile, e lo è ancor meno schierarsi con sicurezza.

A meno che …

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