Come abbandonare la chimica e diventare famosi

La chimica appesa al chiodo!

No, non sto cercando di sbaragliare la concorrenza, né mi permetterei mai di tentare di convincere chicchessia a lasciare il suo beneamato corso di studi in chimica, beninteso! Quello che vorrei emergesse, è l’evidenza che i chimici (e con loro anche tutti i laureati scientifici), sono capaci di sfondare in qualsiasi campo, grazie alla disciplina, all’analisi dei problemi e al metodo per il raggiungimento delle soluzioni, al pensiero critico,  i quali prendono forma durante l’iter accademico, tali da diventare spendibili nella vita comune, anziché imporre un limite che pregiudichi una carriera fuori dal comune … o fuori dalla chimica stessa!

Talvolta scoprire persone famose che sono in possesso di un titolo accademico a indirizzo chimico, oppure che sono stati studenti in questa nobile quanto ardua materia, potrebbe sorprendere e incuriosire.

Probabilmente conoscerete molti dei personaggi elencati in seguito, magari per essere o essere stati personaggi pubblici, o che forse risulteranno meglio noti per la loro filmografia o discografia, ma da quello che sapete di loro, non immaginereste mai che a quel famoso bivio che a ognuno si presenta in un certo momento della propria esistenza, essi hanno intrapreso una carriera che con la chimica non ha proprio nulla a che vedere!

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La scoperta dei cristalli impossibili

Dan Shechtman Imagecredit: Wikimedia commons

Uno scienziato israeliano che ha patito anni di ridicolo, perdendo anche il suo posto da ricercatore per aver sostenuto la scoperta di una nuova classe di materiali solidi, mercoledì scorso è stato riscattato da un glorioso premio Nobel, in riconoscimento per il suo lavoro con i cristalli quasiperiodici, altrimenti detti quasicristalli.

Daniel Shechtman classe 1941, il suo nome non era presente in nessuna di quelle previsioni che scommettono sul prossimo Nobel, e nonostante Wikipedia fosse ben preparata (l’articolo in inglese sui quasicristalli è raggiungibile fin dal 2002, da noi tradotto nel 2005), solo pochi possono dire di aver sfiorato l’argomento prima di questa settimana.

Era un mattino decisamente primaverile, quell’otto di aprile del 1982, quando Shechtman esclamò “Eyn chaya kazo”, che non era un’imprecazione ebrea, ma esprimeva tutta l’incredulità di chi si trova di fronte ad un oggetto impossibile: “una tale creatura non può esistere“! Fino ad allora la cristallografia era radicata sulla falsa credenza che la materia allo stato solido poteva aggregarsi solo in due stati, quello amorfo (come il vetro e alcuni polimeri) e quello cristallino. Ciò che Shechtman stava osservando con il suo microscopio elettronico però non apparteneva a nessuna delle due categorie.

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