Bei tempi, quando la radioattività era solo un gioco!

Correvano i gloriosi anni ’50, e molti ragazzini sognavano di diventare un bel giorno, affermati scienziati atomici in stretta concorrenza con gli aspiranti astronauti, altra nuova moda dei teen-ager americani. A quei tempi si poteva addirittura giocare con l’atomo, questa strabiliante scatola conteneva ben quattro campioni di minerali di uranio,  e permetteva l’esecuzione di 150 eccitanti esperimenti, ma ecco l’elenco completo dei componenti:

  1. Un vero contatore di radiazioni Geiger.
  2. Un elettroscopio per misurare la radioattività di diverse sostanze.
  3. Uno spintariscopio per l’individuazione e il conteggio delle particelle a e di altre radiazioni ionizzanti.
  4. La celebre camera di Wilson per vedere il percorso di elettroni e delle particelle alfa a 10.ooo m/s.
  5. Tre sorgenti radioattive a bassa emissione (Alfa, Beta, Gamma).
  6. Alcune sfere per la rappresentazione visiva di modelli di nuclei atomici.
  7. Il volume “Prospecting for Uranium”.
  8. Il “Gilbert Atomic Energy Manual”.
  9. Il fumetto “Learn How Dagwood Splits the Atom”.
  10. Tre batterie “Winchester”.

Il piccolo chimico a cui siamo abituati gli faceva un baffo, un giocattolo che ai tempi costava ben 50$, una cifra considerevole per quel periodo, ma per qualcuno era un solido investimento per il futuro del proprio pupillo. Il Gilbert lab era destinato solo a “ragazzi con un grande interesse per la scienza“, e il suo fallimento come gioco educativo fu provocato dal prezzo astronomico, anziché dalla sua intrinseca pericolosità!

Niente paura però, se desiderate acquistarlo oggi, forse potrete ancora trovarlo su qualche asta online, qui ad esempio qualcuno ha offerto 8.000$ per un esemplare in perfetto stato di conservazione!

Sottovalutare la potenza dell’atomo però non era solo una prerogativa ludica, ma anche igienica, ad esempio ecco il dentifricio Doramad, una pasta radioattiva che prometteva una completa disinfezione del cavo orale, donando un sorriso davvero fluorescente, grazie alla luminosità delle emissioni di particelle dal Torio, mica come la pasta del Capitano. Venne realmente commercializzato nel 1944 dalla Germania, allora in pieno regime nazista.

La cosmesi non voleva saperne di rinunciare ai prodigiosi effetti del radio, e per non essere da meno promuoveva diversi prodotti per la bellezza, come la linea francese Tho-Radia, con saponi e creme di bellezza per il viso e il corpo. Da non perdere, per una bellezza candida e transuranica!

Anche la medicina beneficiava degli effetti dei radioisotopi, e ben presto si moltiplicarono rimedi per tutti i mali, come il radithor e gli emanatori di radiazioni benefiche.

Vi era perfino un dispositivo, chiamato radiendocrinator, da posizionare sulle ghiandole endocrine, per esporle ai benefici influssi radioterapeutici. Il dispositivo veniva venuto con apposite cartine imbevute di radio, che inserite nell’apposita custodia erano pronte per una salubre esposizione a testicoli o  altre ghiandole.

Ma il top dei portentosi medicamenti era sicuramente questa simpatica supposta, chiamata Vita Radium suppositories, qui riprodotta in dimensioni naturali, uno dei trionfi della scienza radiologica. Il contenuto di vero radio era garantito, nelle quantità più opportune per ottenere i maggiori effetti benefici. Andavano inserite nel retto, una ogni notte, e rappresentava il metodo migliore per introdurre il radio nell’organismo.

Dopo l’inserimento, la supposta si discioglieva velocemente e il radio veniva assorbito dalle pareti del colon. Quindi, in pochi minuti, entrava nel flusso sanguigno attraversando il corpo intero. Prometteva di ricaricare un corpo umano quasi come fosse una moderna batteria al Ni-Cd!

Ma non era meglio morire da piccoli, con i peli a batuffoli?

Fonti varie, mentalfloss, dvorak

5 pensieri su “Bei tempi, quando la radioattività era solo un gioco!

  1. Ciao,
    complimenti per il blog!

    Leggendo il post mi è venuto in mente che i “fortunati” bambini dell’epoca possessori del kit (che magari si saranno fatti belli davanti ai coetanei…) si saranno presi un bello spavento alla scoperta che le radiazioni non sono “magiche”!!!

    Sapevo anche che nelle lancette degli orologi veniva aggiunto il radio per renderli più “brillanti”, però non ho mai ritrovato la fonte. Mi sai dire se è vero o se me lo sono sognato?
    ciao

    Antonio

    • Ciao Antonio, benvenuto sul blog, e grazie per il commento e per i tuoi complimenti, molto graditi! 🙂

      Non te lo sei sognato, e quello delle prime lancette che si illuminavano al buio è una pratica tristemente vera. Nel mito è rimasto il soprannome guadagnato dalle ragazze operaie che dipingevano i quadranti, note anche come Radium girls. Siamo nel 1917.

  2. Da aggiungere assolutamente nella rassegna, (Thanks Ingrid)

    Dalla Germania un’esclusiva prelibatezza. Il cioccolato al Radium della Burk & Braun: non si tratta di uno scherzo, fu effettivamente commercializzato dal 1931 al 1936, e prometteva secondo il produttore, un potente effetto ringiovanente. Era certamente “buono da morire” aggiungiamo noi!

    http://www.citizenreport.rai.it/viewPhoto.php?photo_id=1151&title=Ecco_il_Cioccolato_Radioattivo_

  3. Pingback: Radiogenesi per creazionisti | Il chimico impertinente

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