Volete scegliere il sesso del vostro bambino?

Anche se non tutti lo ammetteranno facilmente, sono moltissimi a chiedersi se sia possibile, evitando le tecnologie moderne, predeterminare il sesso del futuro nascituro. Circolano le leggende più inverosimili sull’argomento, ma il desiderio di concepire un bambino del genere programmato, a volte è più forte del buon senso.

Fra i cosiddetti “metodi naturali“, ve ne sono alcuni che promettono di influenzare con discreto successo la nascita di un bimbo o di una bambina. Ad esempio il metodo Shettles, in auge fin dagli anni sessanta. Secondo queste teorie, copulare in prossimità dell’ovulazione il più possibile, sposterebbe le probabilità verso i maschietti: le cellule germinali maschili contenenti il cromosoma Y (quello che determina il concepimento di un maschio) sarebbero più piccoli e veloci, riuscendo così per primi nell’intento di raggiungere l’ovulo. Allo stesso modo, attuando penetrazioni di tipo superficiale, favorirebbe la possibilità di concepire una bambina, a causa della maggiore robustezza e longevità dei cromosomi X.

Purtroppo il metodo si è rivelato poco consistente e negli anni non è stata trovata alcuna prova relativa a tali differenze tra i due tipi di spermatozoi, come riportato anche in questo studio di Allen J. Wilcox et al. su The New England journal of medicine, del 1995.

Secondo Allan Pacey, un esperto andrologo, come regola generale l’uomo produce circa il 50% di ciascun tipo, con la sola eccezione di (gravi) casi in cui l’alterazione è provocata dall’esposizione ad alcune sostanze chimiche o radioattive.

Tuttavia, non è proprio impossibile cambiare la sicurezza della casualità, o almeno così la pensa Kathreen Ruckstuhl della Università di Calgary in Alberta, Canada, che insieme ai suoi colleghi ha esaminato una casistica di 16.384 nati a Cambridge nel Regno Unito, determinando che le donne che lavorano in situazioni di elevato stress concepiscono più femmine che maschi. (BMC Public Health, DOI: 10.1186/1471-2458-10-269). Sebbene “l’ago della bilancia” si sposti apprezzabilmente, dal 54% di bambine nate da donne con lavori poco impegnativi, al 47% ottenuto da quelle impiegate in lavori estenuanti, i meccanismi di questi ormoni dello stress sono completamente ignoti.

Inoltre questo effetto sembra attenuato dalla situazione economica del padre, uomini “facoltosi” spostano l’equilibrio verso il maschietto, oppure dalla loro occupazione, ad esempio gli ingegneri potrebbero scommettere su figli maschi, secondo la Ruckstuhl.

Studi recenti inoltre suggeriscono una certa dipendenza dall’alimentazione. Uno studio su 740 donne incinte ha determinato che il 56% delle donne che seguono diete iperenergetiche prima del concepimento, hanno avuto un maschio; solo il 46% di quelle a regime ipocalorico, hanno concepito un bambino. In particolare, una colazione a base di cereali, sembrerebbe sfavorire le femminucce.

Fiona Mathews della Università di Exeter, Regno Unito, autrice dello studio, afferma che i risultati sono in linea a quelli eseguiti sugli animali, i quali hanno maggiori probabilità di prolificare più maschi in situazioni di abbondanza di cibo, mentre i topi con ipoglicemia producono più femmine.

Niente di questo può però essere utile per aumentare le speranze di avere un giorno il figlio di un sesso particolare, la statistica è applicabile solo su campioni di popolazione considerevoli, altrimenti l’incertezza diventa troppo grande per subire anche la più piccola influenza, rischiando solo di sprecare energie preziose che potrebbero essere destinate a più sani principi.

Attualmente l’unico sistema sicuro è quello di una diagnosi genetica pre-impianto, il che dovrebbe ancora essere una pratica illegale in gran parte del mondo civilizzato, oltre che sconfinare indubbiamente oltre il limite della moralità e dell’etica umana.

L’unico consiglio possibile in questo caso è quello di dimenticare ogni metodo farlocco, lasciare fare alla natura e godersi l’ambito risultato. E soprattutto, non lasciate che i semi della discriminazione fioriscano offuscando la ragione.

Fonte: NewScientist

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