Perché è meglio non chiedere il “perché” delle cose a un chimico!

Trovata in rete così per caso, non ho potuto resistere dal tradurla per riproporla ai miei lettori. Non so chi sia l’autore e, a quanto mi risulta, credo che in italiano sia ancora inedita, eventualmente sono provvisto di cenere da cospargimento, e sarò pronto ad attribuirne la paternità a chi la rivendichi. Spero proprio che nella traslitterazione dall’idioma di Shakespeare non si perda troppo la componente umoristica, anche se si tratta di humour inglese.

Un dialogo con Alice, anni 5, nel quale si dimostra che se tuo padre è un professore di chimica, chiedere il “perché” con insistenza, potrebbe anche rivelarsi … pericoloso!

ALICE: Papà, eri sotto la doccia?
PADRE: Si, ho fatto la doccia.
ALICE: Perché?
PADRE: Ero sporco. La doccia mi fa diventare pulito.
ALICE: Perché?
PADRE: Perché la doccia pulisce?
ALICE: Si.
PADRE: Perché l’acqua lava via lo sporco quando uso il sapone.
ALICE: Perché?
PADRE: Perché uso il sapone?
ALICE: Si.
PADRE: Perché il sapone stacca lo sporco e lascia che l’acqua lo porti via.
ALICE: Perché?
PADRE: Perché il sapone stacca lo sporco?
ALICE: Si.
PADRE: Perché il sapone è un tensioattivo.
ALICE: Perché?
PADRE: Perché il sapone è un tensioattivo?
ALICE: Si.
PADRE: Questa è un’OTTIMA domanda. Il sapone è un tensioattivo perché forma micelle idrosolubili che intrappolano lo sporco e le particelle di grasso, sostanze che altrimenti sarebbero insolubili.
ALICE: Perché?
PADRE: Perché il sapone forma le micelle?
ALICE: Si.
PADRE: Le molecole di sapone sono delle lunghe catene, dei serpentelli di atomi con una testa polare e idrofila, mentre la coda non è polare ed è idrofoba. Riesci a pronunciare ‘idrofobo’?
ALICE: idrofiobo?
PADRE: Quasi, la parola ‘idrofobo’ significa che respinge l’acqua.
ALICE: Perché?
PADRE: Perché significa quello?
ALICE: Si.
PADRE: È greco! ‘Idro’ vuol dire acqua e ‘fobo’ significa ‘paura di’. ‘Phobos’ è paura, quindi ‘idrofobo’ significa che teme l’acqua.
ALICE: Come un mostro?
PADRE: Come aver paura di un mostro, intendevi?
ALICE: Si.
PADRE: Un mostro spaventoso, certo. Se hai paura di un mostro, un greco ti chiamerebbe gorgofobica. (pausa)
ALICE: (sarcastica come solo una bimba di 5 anni può esserlo) Pensavo che stavamo parlando del sapone.
PADRE: Stiamo parlando del sapone.
(lunga pausa)
ALICE: Perché?
PADRE: Perché le molecole hanno una testa idrofila e una coda idrofoba?
ALICE: Si.
PADRE: Perché i legami tra carbonio e ossigeno della testa sono fortemente polari, mentre i legami carbonio-idrogeno della coda in effetti sono apolari.
ALICE: Perché?
PADRE: Perché mentre il carbonio e l’idrogeno possiedono circa la stessa elettronegatività, l’ossigeno è molto più elettronegativo, in modo da rendere polare il legame C-O.
ALICE: Perché?
PADRE: Perché l’ossigeno è più elettronegativo del carbonio e dell’idrogeno?
ALICE: Si.
PADRE: Questo è un po’ più complicato. Ci sono diverse risposte a questa domanda, a seconda se stai parlando di elettronegatività di Pauling o della scala di elettronegatività di Mulliken, e non solo. La scala di Pauling è costruita sulle differenze tra le forze dei legami covalenti che si formano con atomi simili e diversi tra loro, mentre la scala di Mulliken si basa sulle proprietà atomiche chiamate affinità elettronica ed energia di ionizzazione. In realtà però, tutto deriva dalla carica nucleare effettiva. Gli elettroni di valenza di un atomo di ossigeno possiedono meno energia di quelli di un atomo di carbonio, e gli elettroni condivisi tra di loro sono attirati con più forza dall’ossigeno, poiché gli elettroni di un atomo di ossigeno esprimono una carica nucleare più grande, ragion per cui manifestano un’attrazione più forte verso il nucleo dell’atomo. Affascinante, eh?
(pausa)
ALICE: Non ho capito.
PADRE: Non preoccuparti, è del tutto normale, anzi. Pensa che la maggior parte dei miei studenti non arriva nemmeno al terzo perché …

Qui trovate la versione da cui ho tradotto (con qualche piccolo adattamento) la storiella, mi auguro che vi sia piaciuta almeno quanto è piaciuta a mia figlia!

Post originale pubblicato da Gifh su: Il chimico impertinente. Tutti i diritti sul contenuto del blog sono licenziati Creative Commons – Necessario il consenso per la pubblicazione altrove.

8 pensieri su “Perché è meglio non chiedere il “perché” delle cose a un chimico!

  1. Alice nel mondo delle meraviglie.
    E’ il padre che avrei voluto, perchè non esistono domande insensate ma solo risposte stupide, ed io con un padre così non mi sarei mai annoiato, altro che tv e/o facebook!

  2. E’ un po’ vecchia, e anche se Paolo l’ha migliorata, non mi piace il papà che dice paroloni inutili introducendo concetti che sono solo verbali e verbosi. È il tipo di professore che mi fa scappare la voglia.
    Anche la mia Alice ha un papà prof di chimica: ma io ho sempre cercato di spiegarla a lei, e ai ragazzi molto più grandi, con i paperotti gialli e i tappi sulle bottiglie. E non mi sento meno serio di chi usa i paroloni (anche se gli studenti secchioni e pedanti ti guardano male). Le parole devono essere conseguenze delle cose, non il contrario – questa la dicevano anche il nonno Popper e il bisnonno Russel, se non ricordo male – se no siamo alla solita storia della virtus dormitiva dell’oppio, che fa addormentare non solo gli studenti.

    Ti propongo questa, molto più vecchia:
    La mamma fa lo shampoo al bambino tornato bisunto da una giornata di giochi.
    “Hai visto, ho dovuto insaponarti due volte, la prima volta lo shampoo non ha nemmeno fatto la schiuma, alla seconda insaponata invece sì”
    “Mamma, come fa lo shampoo a sapere che è la seconda insaponata?”
    L’avevo sentita quando iniziavo a studiare la chimica; la scienza dei materiali, delle interfasi e dell’informazione chimica ho iniziato a capirle quel giorno.

    Ciao
    Sergio Palazzi

    • Carina anche la tua. 😉
      Ovviamente è un dialogo di fantasia, per il quale i paroloni hanno funzione puramente accessoria, pensa che nella versione inglese la bimba ha addirittura 3 anni! Tuttavia, come Corrado, anche a me sarebbe piaciuto avere un padre pieno di risposte, ma purtroppo il fato decise che non era il mio caso…
      Oggi però mi prendo una piccola rivincita, infatti anche mia figlia, che si chiama Alice, è entusiasta del fatto che, quando non sono troppo preso dai miei problemi, riesco a rispondere a quasi tutti i suoi perché. Un elogio alla curiosità! 🙂

  3. Ricordo il primo anno all’università a lezione di chimica inorganica il prof prese il volo quando ci spiegò l’equazione di Schrödinger, ad un certo punto si rese conto che stava volando troppo alto e si fermò. Chiese se stavamo capendo quello che diceva, dopo qualche secondo di silenzio stupito cominciarono ad arrivare i primi sì, poi il contagio si estese e i sì aumentarono, fino a quando il prof., stupito dai tanti sì, disse “cazzo, devo essere proprio bravo a spiegare, perché sono vent’anni che studi sta questa roba e ancora non ho capito niente!”. Fu una grande lezione.

  4. Bellissima!!!!! Per un momento mi è sembrato di rivedere tutti le volte in cui in laboratorio ti ho chiesto “Paolo perchè….????”…. Cavolo come odiavo le tue risposte super precise e incasinate per la mia testolina da piccola chimica!!!!! Risultato: ho smesso di chiederti perchè!!! 😛

Cosa ne pensi?