Le ultime notizie sull’energia che circolano in rete a volte sconfinano nel paradossale. Certo, quando si tratta di propinare dati improbabili oppure complicate dimostrazioni matematiche sulle millemila velleità del comparto nucleare, è facilissimo costruirsi delle ottime figure. Il problema è che qualcuno potrebbe crederci davvero, e allora non è proprio colpa sua se poi si propaganda di 10-12.000 fantasiosi posti di lavoro, quando negli Stati Uniti l’industria nucleare occupa, indotto compreso, meno di 500 persone per reattore. Cari aspiranti ingegneri nucleari e volenterosi operatori che auspicate di procurarvi qualche vantaggio dalle promesse del carrozzone nucleare che si vorrebbe impiantare sul nostro Bel Paese, non illudetevi, per voi non ci sarà posto!
Già, perché è uso comune impiegare operai che parlano lingue diverse, forse per preservare il segreto industriale, chissà. Ad Olkiluoto, in Finlandia, circa il 30% della forza lavoro è di origine polacca e questo, naturalmente, ha creato grossi problemi di comunicazione, rallentando enormemente i lavori.
La crisi del nucleare non conosce tregue, e i baluardi designati a rappresentare questa tendenza sono proprio gli ultimi nati della cosiddetta terza generazione, il CANDU, l’EPR e l’AP1000, tanto per citare quelli che hanno preso più piede. Proseguite a vostro rischio e pericolo, e naturalmente con un pizzico di capsaicina!