Nucleare? Un futuro da precario!

Le ultime notizie sull’energia che circolano in rete a volte sconfinano nel paradossale. Certo, quando si tratta di propinare dati improbabili oppure complicate dimostrazioni matematiche sulle millemila velleità del comparto nucleare, è facilissimo costruirsi delle ottime figure. Il problema è che qualcuno potrebbe crederci davvero, e allora non è proprio colpa sua se poi si propaganda di 10-12.000 fantasiosi posti di lavoro, quando negli Stati Uniti l’industria nucleare occupa, indotto compreso, meno di 500 persone per reattore. Cari aspiranti ingegneri nucleari e volenterosi operatori che auspicate di procurarvi qualche vantaggio dalle promesse del carrozzone nucleare che si vorrebbe impiantare sul nostro Bel Paese, non illudetevi, per voi non ci sarà posto!

Già, perché è uso comune impiegare operai che parlano lingue diverse, forse per preservare il segreto industriale, chissà. Ad Olkiluoto, in Finlandia, circa il 30% della forza lavoro è di origine polacca e questo, naturalmente, ha creato grossi problemi di comunicazione, rallentando enormemente i lavori.

La crisi del nucleare non conosce tregue, e i baluardi designati a rappresentare questa tendenza sono proprio gli ultimi nati della cosiddetta terza generazione, il CANDU, l’EPR e l’AP1000, tanto per citare quelli che hanno preso più piede. Proseguite a vostro rischio e pericolo, e naturalmente con un pizzico di capsaicina!

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Disinformazione nucleare: i controversi effetti sulla salute degli impianti

Obiettivi delle radiazioni ionizzanti sul corpo umano

Sempre più spesso si sente affermare che le centrali nucleari non hanno nessun impatto sulla salute degli sfortunati residenti che abitano entro un certo perimetro dagli impianti. Studi come il tedesco KiKK vengono presi di mira dagli empatici del nucleare, e demoliti impietosamente andando a disseppellire il fatidico pelo nell’uovo.

Una pratica che sicuramente giova al nuovo rinascimento nucleare che imperversa, ma non tiene alcun conto del principio di precauzione, quella politica di condotta cautelativa per quanto riguarda le decisioni inerenti la gestione delle questioni scientificamente controverse. Questo è quanto afferma il Dr. Giovanni Ghirga, del Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute, che sostiene:

Il dibattito sull’aumento del rischio di cancro per coloro che vivono vicino ad una centrale nucleare, in particolare i bambini, rimane largamente aperto a prescindere o meno dal poter dimostrare un nesso causale diretto tra le emissioni radioattive e l’insorgenza della malattia stessa.

In un commentario di Ian Fairlie, sugli studi finora pubblicati in tema di correlazione tra il cancro infantile e la distanza dalle centrali nucleari, si esaminano i risultati e si discute sugli studi epidemiologici passati e recenti relativi all’insorgenza di leucemie in prossimità degli impianti nucleari in tutto il mondo, delineando un possibile meccanismo biologico che giustifica l’aumento dei casi di cancro.

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