Previsioni per il nobel per la chimica?

La ricerca sui ribosomi ha fruttato un Nobel per la Chimica nel 2009.

Nel 2009 gli statunitensi Venkatraman Ramakrishnan, Thomas A. Steitz e l’israeliana Ada E. Yonath hanno meritato il premio Nobel per la Chimica per le loro ricerche (svoltesi ben 10 anni fa) sulla struttura e sulle funzioni dei ribosomi, quei piccoli organelli cellulari che provvedono alla sintesi proteica.

Come spesso accade in queste occasioni, nell’immediato periodo che precede la premiazione, le voci più o meno autorevoli si esprimono in proposito, scommettendo sulla vittoria del candidato in base a semplici intuizioni o architettando ingegnosi pronostici con tanto di fattori penalizzanti o probabilità favorevoli, corredando le scelte con tanto di previsioni da botteghino.

E’ quello che ha fatto Paul dal suo blog ChemBark che punta tutto sulla Spettroscopia e applicazioni con il laser, dagli autori Dick ZareWilliam E. Moerner, dato a 6 contro 1.

La lista proposta è lunga, contiene perfino Craig Venter (altamente improbabile), ma ne riporto solo uno stralcio fino alla voce “Banco” che sta per chiunque non sia stato compreso.

Spectrosocopy & Application of Lasers, Zare/Moerner/+, 6-1

Nuclear Hormone Signaling, Chambon/Evans/Jensen, 7-1

Transition-Metal-Catalyzed Cross-Couplings, Suzuki/Heck/Sonogashira/Tsuji/+/–, 9-1

Bioinorganic Chemistry, Gray/Lippard/Holm/–, 9-1

Il Banco, 10-1

Dello stesso avviso, almeno per il candidato principe, era The ChemBlog nel 2009, ma da allora non si è più ripreso…

Interessante il quartetto selezionato da Thomson Reuters per l’award mondiale della chimica, il quale propone la seguente rosa dei prescelti:

Patrick O. Brown

Professore, Dipartimento di Biochimica presso la Stanford University School of Medicine, Stanford, CA USA, e Investigator (?), del Howard Hughes Medical Institute.

Perché:  per l’invenzione e le applicazioni dei  microarray di DNA, un rivoluzionario strumento nello studio delle variazioni nell’espressione dei geni.

Susumu Kitagawa

Vice Direttore, Institute for Integrated Cell-Material Sciences (iCeMS), e Professore, Dipartimento di Chimica di Sintesi e Chimica Biologica, Graduate School of Engineering, Kyoto University, Kyoto, Giappone.

Perchè:  per il progetto e lo sviluppo di strutture porose molecolari metallo-organiche (dette anche frameworks), le cui applicazioni includono la purificazione e la separazione dei gas, l’immagazzinamento di idrogeno e metano, fra gli altri.

Stephen J. Lippard

Professore alla Arthur Amos Noyes, Dipartimento di Chimica, Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, MA USA.

Perché: per le ricerche pionieristiche nella chimica bioinorganica, inclusa la scoperta di metallo-intercalatori per l’interruzione della replicazione del DNA, un importante contributo per migliorare le terapie anticancro.

Omar M. Yaghi

Professore  alla Jean Stone, Dipartimento di Chimica e Biochimica, University of California Los Angeles, Los Angeles, CA USA

Perché: per il progetto e lo sviluppo di strutture metallo-organiche porose.

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EveryDay Scientist compila una lista più variegata e che sfora in altre categorie, mentre NNNS chemistry blog spara in disordinata sequenza:

Charles Lieber (Nanotechnology), George M. Whitesides (Nanotech, supramolecular chemistry), James Fraser Stoddart (supramolecular chemistry), Krzysztof Matyjaszewski (Atom Transfer Radical Polymerization), Michaël Grätzel (dye-sensitized solar cell) e Benjamin List (organocatalysis).

Da OggiScienza, Sylvie Coyaud ci propone la scelta di Paolina:

Athene Donald – università di Cambridge. Per le ricerche pionieristiche sia teoriche che sperimentali sulle proprietà polimeriche delle catene laterali chirali dell’amido delle patate, e perché da quando le abbiamo studiate, quelle fritte ci vengono perfette.

Dai blog anglofoni segnalo anche In the Pipeline con una breve disamina, e The Curious Wavefunction, che si lamenta del fatto che Bohr non disse nulla sui premi Nobel… da leggere!

Peppe Liberti sul suo rampante Rangle ci ammonisce sull’insostenibile leggerezza delle previsioni con il suo interessante aneddoto, e purtroppo c’è poco altro da segnalare nel panorama delle previsioni per il premio di quest’anno, quindi mi fermo qua.

Non prima però di aver detto la mia, non che ce ne fosse tutto questo bisogno, e premettendo che sono tutt’altro che beninformato, mi affido al calcolato giudizio del gestore di ChemBark e della simpatica ipotesi coincidente che proviene nientemeno che dai Simpsons!

Zare/Moerner, are they Champions? Any thoughts?

Screenshot (1 min 22 sec su Hulu). Da Everyday Scientist

7 pensieri su “Previsioni per il nobel per la chimica?

  1. Sarebbe curioso se vincesse Patrick Brown. Ha inventato i microarray, che come dici tu sono stati una tecnica rivoluzionaria per l’analisi dell’espressione dei geni, però oggi sempre meno laboratori la usano: è una tecnologia che sta “morendo”. Si sta passando sempre più all’RNA-seq, una tecnica basata sul sequenziamento dei geni trascritti. Se il Nobel andasse a lui sarebbe l’ennesima dimostrazione che si tratta di un Premio troppo lento nel riconoscere i meriti degli scienziati! O forse è solo colpa di una tecnologia che va troppo veloce?

  2. Beh, con il ritardo con cui vengono assegnati questi riconoscimenti, non mi stupirei…

    Comunque mancano meno di due ore all’annuncio del vincitore per la Fisica, e quasi 26 ore alla rivelazione dell’anno per la Chimica. Rimango in trepidante attesa!

  3. Tutto è possibile, ma dubito che un uomo d’affari, detestato da molti, e di cui non si è fatto altro che ridimensionarne i meriti, riesca a ingraziarsi l’attuale giuria.

    Se posso, mi concedo di dire chi, a mio modesto avviso, potrebbe meritarlo, o meglio a chi lo assegnerei io stesso:

    Michael Grätzel, per le sue DSSC, anche se i critici dicono che il prossimo premio in questo campo verrà assegnato non prima della scoperta di un sistema efficace e competitivo in termini di costi/prestazioni.
    Attendiamo fiduciosi! 🙂

  4. And the winners are:

    Richard Heck, Ei-ichi Negishi, Akira Suzuki per lo sviluppo di reazioni di accoppiamento ossidativo catalizzate dal Palladio.

    L’accoppiamento ossidativo è una reazione di chimica organica che coinvolge due substrati idrocarburici i quali, in presenza di un catalizzatore spesso di tipo metallico, generano radicali liberi che condensando formando un nuovo legame (generalmente C-O, C-N, oppure C-C), per cui lo stato di ossidazione degli atomi coinvolti nell’accoppiamento risulta superiore.

    Abbiamo sbagliato tutti, ma a mio avviso quest’anno è un premio ben attribuito.

  5. Pingback: La chimica dei Guinness « Il chimico impertinente

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