Disinformazione nucleare: i controversi effetti sulla salute degli impianti

Obiettivi delle radiazioni ionizzanti sul corpo umano

Sempre più spesso si sente affermare che le centrali nucleari non hanno nessun impatto sulla salute degli sfortunati residenti che abitano entro un certo perimetro dagli impianti. Studi come il tedesco KiKK vengono presi di mira dagli empatici del nucleare, e demoliti impietosamente andando a disseppellire il fatidico pelo nell’uovo.

Una pratica che sicuramente giova al nuovo rinascimento nucleare che imperversa, ma non tiene alcun conto del principio di precauzione, quella politica di condotta cautelativa per quanto riguarda le decisioni inerenti la gestione delle questioni scientificamente controverse. Questo è quanto afferma il Dr. Giovanni Ghirga, del Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute, che sostiene:

Il dibattito sull’aumento del rischio di cancro per coloro che vivono vicino ad una centrale nucleare, in particolare i bambini, rimane largamente aperto a prescindere o meno dal poter dimostrare un nesso causale diretto tra le emissioni radioattive e l’insorgenza della malattia stessa.

In un commentario di Ian Fairlie, sugli studi finora pubblicati in tema di correlazione tra il cancro infantile e la distanza dalle centrali nucleari, si esaminano i risultati e si discute sugli studi epidemiologici passati e recenti relativi all’insorgenza di leucemie in prossimità degli impianti nucleari in tutto il mondo, delineando un possibile meccanismo biologico che giustifica l’aumento dei casi di cancro.

Alla fine del 2007 in Germania, il KiKK Study (Kinderkrebs in der Umgebung von KernKraftwerken – Tumori infantili in prossimità delle centrali nucleari) ha messo in evidenza un aumento statisticamente significativo dell’incidenza di neoplasie maligne, in particolare dei casi di leucemia, nei bambini di età inferiore ai 5 anni che vivevano entro un raggio di 5 chilometri da una centrale nucleare.

Questo studio è stato ampiamente contestato in quanto non dimostrava adeguatamente la presenza della classica “pistola fumante“, ovvero non spiegava esaurientemente il rapporto tra l’insorgenza della malattia e le sue cause, che potrebbero essere anche ricercate in un’esposizione prenatale, o dovuta ad altri agenti teratogeni.

Lo studio in questione tuttavia è risultato rilevante per una serie di motivi. In primis, per il gran numero di dati raccolti: sono stati esaminati tutti i tumori in tutte le 16 sedi dei reattori nucleare in Germania tra il 1980 e il 2003, tra cui 1.592 con soggetti colpiti dal cancro sotto i cinque anni sottoposti a 4.735 controlli, e 593 sempre sotto i cinque anni con manifestazioni leucemiche e altri 1.766 controlli. Ciò significa che lo studio è statisticamente solido e le sue conclusioni statisticamente significative.

In secondo luogo la sua autorevolezza: è stata commissionata nel 2003 dall’equivalente tedesco dell’EPA statunitense, il Bundesamt für Strahlenschutz (BfS, l’Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni), dopo le richieste di numerosi gruppi di cittadini tedeschi. Lo studio è stato effettuato da squadre di epidemiologi dell’Università di Mainz, che non potevano essere accusati di essere ostili al nucleare.

Infine la validità dei suoi risultati, come giudicato dal Bundesamt für Strahlenschutz del governo tedesco . E ‘ufficialmente riconosciuto che i bambini che vivono nei pressi delle centrali nucleari si ammalano di cancro e leucemia più frequentemente di quelli che vivono più lontano.

Tuttavia, questo studio non è in grado di stabilire quali fattori di rischio biologici possono spiegare questa relazione. L’esposizione a radiazioni ionizzanti non è stata misurata, né provvista di un modello adeguato. Sebbene i risultati precedenti possano essere riprodotti con questo studio, lo stato attuale delle conoscenze radiobiologiche ed epidemiologiche non consente di concludere che le radiazioni ionizzanti emesse dalle centrali nucleari tedesche durante il funzionamento normale rappresentino la causa. Questo studio non può definitivamente chiarire se fattori di selezione, individuazione o casualità giocano davvero un ruolo determinante nella tendenza osservata in funzione della distanza.

Andiamo quindi a esaminare nel dettaglio l’impatto ambientale radioattivo di una centrale nucleare.

Figura 1. Medie annue delle concentrazioni di trizio in aria in funzione della distanza dalle centrali nucleari in Canada, 1985-1999. Fairlie Environmental Health 2009 8:43 doi:10.1186/1476-069X-8-43

Il rilascio di radiazioni delle centrali nucleari si verifica con le emissioni in aria e con gli scarichi liquidi nei fiumi in Germania o nel mare in altri paesi. Le emissioni in atmosfera sono le più importanti, in quanto possono causare la maggior parte delle esposizioni a ingenti dosi di radiazioni per l’uomo. Il rapporto tra le emissioni in aria e la vicinanza alle centrali nucleari è però complicata dalla variabilità delle condizioni meteorologiche. Il diagramma in figura 1, mostra chiaramente il rapporto tra distanza e concentrazione (si noti che l’asse y è logaritmico) vicino ai reattori canadesi.

Quello che nel KiKK non viene mostrato è proprio un modello che tenga conto delle influenze climatiche, come le categorie previste da Pasquill, le velocità e le direzioni del vento, al fine di poter stimare le probabili concentrazioni in atmosfera dei nuclidi per i luoghi in cui si verificano i casi di cancro nei dintorni di tutte le centrali nucleari, e la conseguente possibile inalazione / ingestione di dosi letali. Questi siti vengono comunemente denominati cancer cluster, aggregazioni anomale di casistiche neoplastiche. Nella lista dei cancer cluster proposta da Wikipedia, altra prova dell’omertà che ricopre gli incidenti, vi sono due siti europei in cui si sospetta una responsabilità a carico del trizio con casi di leucemia: La Hague in Normandia e Krümmel (Kruemmel), Elbmarsch, in Germania, fino al 2005.

La principali emissioni di tutti i reattori ad acqua pressurizzata (PWR) e dei reattori ad acqua bollente (BWR) nelle centrali nucleari sono distinti, secondo il loro ordine di grandezza, come segue:

  • 3H (trizio), come vapore acqueo radioattivo
  • 14C come biossido di carbonio radioattivo
  • gas nobili, fra i quali isotopi di Kripton, Argon e Xenon.

Queste emissioni si ripercuotono con concentrazioni elevate per bioaccumulazione dei radionuclidi nella vegetazione e nei prodotti alimentari presenti nelle vicinanze delle centrali nucleari, come mostrato in figura 2, che indica le concentrazioni di trizio presente nell’acqua contenuta nei pressi delle centrali nucleari canadesi.

Figura 2 - concentrazioni di trizio nella vegetazione e nel cibo vicino alle centrali nucleari canadesi. Fairlie Environmental Health 2009 8:43 doi:10.1186/1476-069X-8-43

Questo grafico è in scala logaritmica e indica che (almeno per distanze inferiori a 20 km) il rapporto rischio-vicinanza varia in funzione del reciproco del raggio al quadrato (1/r2) e la pendenza della retta di interpolazione è di circa -2. In altre parole, il rapporto tra la concentrazione di trizio e la distanza è simile  al rapporto rischio-distanza osservato nello studio KiKK. Sebbene le emissioni di trizio dai reattori nucleari canadesi ad acqua pesante sono maggiori rispetto ai reattori tedeschi PWR e BWR, lo stesso modello di distribuzione è applicabile anche ai reattori tedeschi.

La spiegazione più ovvia, le emissioni provenienti da reattori nucleari, è spesso scontata, perché le stime ufficiali in vigore delle dosi di radiazioni dalle emissioni dei reattori sono troppo basse, tipicamente di circa tre ordini di grandezza, per comportare i rischi di cancro osservati dallo studio KiKK. Ma quanto sono affidabili le stime delle dosi e le stime di rischio? Purtroppo la questione non è mai stata esaminata dagli studi finora effettuati.

Figura 3 - trimestrale delle concentrazioni di C14 nei pressi della stazione di rilevamento della centrale Neckarwestheim in Germania. Fairlie Environmental Health 2009 8:43 doi:10.1186/1476-069X-8-43

Ad esempio, picchi delle emissioni di carbonio e trizio (sottoforma di anidride carbonica e vapore acqueo) si verificano periodicamente presso i reattori nucleari durante le manutenzioni annuali quando le camere pressurizzate vengono aperte (circa una volta all’anno) per la sostituzione del combustibile nucleare. La figura 3 indica i rilasci trimestrali di carbonio 14 comunicati dalla stazione di controllo di un PWR nucleare tedesco negli ultimi anni. Il trizio e altri gas nobili sono rilasciati nell’ambiente in quantità proporzionali concomitanti con le emissioni di carbonio 14. Si può notare che le emissioni gassose sono episodiche con picchi che si verificano circa una volta all’anno.

Naturalmente, in questi calcoli non vengono mai considerati gli eventi accidentali e imprevisti, come le perdite avvenute nelle centrali di Tricastin , in Francia, Sellafield in Gran Bretagna Oyster Creek, nel New Jersey, e tutti gli altri innumerevoli eventi che minacciano il candore della sicurezza nucleare.

In conclusione, il dibattito sull’aumento del rischio di cancro per coloro che vivono vicino ad una centrale nucleare, in particolare i bambini, rimane ancora aperto indipendentemente dalla dimostrazione della causalità diretta tra le emissioni radioattive e l’insorgenza della malattia stessa.

L’essenza del principio di precauzione si basa sul comune buon senso, riassunto dal mai troppo banale aforisma “prevenire è meglio che curare”. Esso può anche essere considerato come una generalizzazione moderna del principio di Ippocrate Primum non nocere. Cerchiamo insieme un’alternativa, non è troppo tardi per rinsavire dalla febbre nuclearista che ci minaccia, ma in previsione dell’avvento ormai (spacciato per) sicuro degli impianti nucleari di prossima costruzione in Italia, sarebbe bene iniziare ad organizzare dei seri studi epidemiologici per monitorare la situazione come base di confronto per il futuro. Uno studio del genere, sarebbe utile anche qualora nessuno dei sogni (o incubi, a seconda del punto di vista) riesca a realizzarsi, non si sa mai, una presa di coscienza collettiva può sempre verificarsi.

Fonti:
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2 pensieri su “Disinformazione nucleare: i controversi effetti sulla salute degli impianti

  1. Pingback: Nucleare? Un futuro da precario! « Il chimico impertinente

  2. Ciao chimico, ancora una volta complimenti per la lucidità con cui tratti gli argomenti, non sono d’ accordo con te sull’ idea fondamentale della correlazione tra centrali nucleari e tumori / leucemie, ma devo ricooscere che sei il primo che parla di quello studio in termini obiettivi. Ti invito a leggere, se non lo conosci già, il report “panzane nucleari” di Vincenzo Romanello, un ingegnere nucleare, il quale analizza lo studio tedesco e il più completo studio sulle centrali francesi (del 2006). Sono curioso di leggere che ne pensi. Un salutone!!

    Fai clic per accedere a romanellopanoramica.pdf

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