Questo articolo è dedicato a tutti i nuclearisti convinti della sicurezza delle nuove tecnologie nucleari, forse sarà per questo che invocano la clausola del NIMBY palleggiandosi l’imminente patata radioattiva, e intanto propagandano con assoluta certezza che non accadrà mai nulla di grave sul nostro bel paese. Sicuro.
Beati loro, come diceva Bertolt Brecht, “Di tutte le cose sicure la più certa è il dubbio”, sul quale ci tesse anche una lode illuminante!!
Ecco una rassegna dei recenti incidenti a impianti nucleari, almeno quelli sfuggiti all’azione di occultamento dalla rete, che allarmano l’opinione pubblica, ma che non suscitano mai (chissà perché?) un adeguato riscontro nelle notizie dei quotidiani.
Per incidenti meno recenti e di cui vi è ampia documentazione disponibile, vi rimando alla consultazione della relativa pagina di Wikipedia (in inglese, forse in italiano non è ancora il momento…) List of civilian nuclear accident, che (casualmente) purtroppo non è molto aggiornata. Segnalo anche questo interessante articolo wikipedico. Un po’ caotico e con numerosi link mancanti (testimonianza degli insabbiamenti e delle censure) , questo elenco non esaustivo ma molto lungo degli incidenti radioattivi del 2008-2009 che si trovanel blog di NunVeReggaeCchiù.
Uno degli incidenti più scandalosi, venne alla luce all’inizio del 2008 nella civilissima Gran Bretagna. L’impianto di Sellafield rilasciò uno stillicidio radioattivo nell’ambiente per mesi, forse addirittura 14, prima di essere rilevato e messo in sicurezza. Secondo i portavoce della compagnia nessuno è stato colpito dalle radiazioni, ma la perdita è stata riclassificata al livello 2 dell’indice INES (International Nuclear Event Scale ), a causa dell’impossibilità di determinare l’entità della perdita.
L’indice INES, per avere un termine di paragone, nel disastro di Chernobyl del 1986 raggiunse il livello 7, mentre l’ incidente di Three Mile Island negli Stati Uniti del 1979 era “solo” di livello 5.
In Canada, per una perdita grande come una capocchia di spillo sono occorsi ben 70 milioni di dollari canadesi e 13 mesi di lavoro. Il reattore di Chalk River, utilizzato per la produzione di isotopi per scopi diagnostici ora è al 98% e sarà online a fine giugno. 12000 pazienti sono stati coinvolti da questo disservizio.
Chiaramente quando l’informazione è controllata, non è difficile smentire, censurare e dichiarare candidamente che una perdita in un reattore non ha rilasciato alcunché nell’ambiente, come succede in Cina, nella centrale di Daya Bay. Tuttavia qualcuno sente la necessità di vederci chiaro. Ci riuscirà?
Anche se non radioattivo, l’impianto di Indian Point dello stato di NewYork si è perso nell’ambiente qualcosa come 10 milioni di litri di liquidi estremamente corrosivi dal contenimento, negli ultimi 17 anni. Chissà i pesci come erano contenti…
In Ohio, l’impianto di Davis-Besse, che aveva già manifestato grossi problemi di tenuta nel 2002, è nuovamente a rischio, e le cose non vanno affatto bene, fortuna che c’è la marea nera ad eclissare…
Della perdita del reattore del Vermont, lo Yankee, ne ho già parlato, ma sappiate che per rimediare a quell’incidente sono occorsi ben 700 milioni di dollari. Una bazzeccola…
In Francia, dopo i disastri di qualche tempo fa occorsi a Tricastin, è stato necessario cambiare il nome ad uno dei locali marchi pregiati dei vini d’oltralpe: d’ora in poi si chiamerà Grignan-Les Adhémar, ma nessuno garantirà che non riusciate ugualmente ad accendere una lampadina dopo averlo bevuto.
Intanto a Saluggia, un piccolo paesino piemontese, nessuna azienda si è fatta avanti per costruire il nuovo impianto di stoccaggio per rifiuti radioattivi. Un impianto che forse sarà destinato a diventare il nuovo sito nazionale definitivo? Datemi un martello.
Questo e molto altro ancora succede nelle moderne centrali che dovrebbero essere ipoteticamente “sicure”, oltre a salvare il mondo dalla fame di energia, anche se questo non è il problema principale considerando i milioni che di fame ci muoiono sul serio ogni giorno.
Me ne è sfuggito qualcuno?
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